di Stefano Iucci (Rassegna sindacale)
L’istruzione è un diritto costituzionale indisponibile e l'accesso all'istruzione è garanzia di cittadinanza. Francesco Sinopoli ha aperto il IV Congresso della Flc partendo proprio dalla nostra Carta fondamentale che del resto è nel “cuore” del titolo che la federazione dei lavoratori della conoscenza della Cgil ha scelto per la sua assise che si svolge a Colli del Tronto tra 17 e 19 dicembre: “La Costituzione vive nella Conoscenza”.
È infatti la Costituzione a sancire che l’istruzione va garantita a tutti in egual misura, ed è per questo che bisogna evitare le conseguenze di un’autonomia territoriale “a geometria variabile”, dove ciascuno individua le proprie peculiarità, come quelle basate sul gettito fiscale proposte dal Veneto. Il riferimento è naturalmente ai percorsi intrapresi recentemente da alcune regioni che chiedono una forte autonomia su questa materia. L’istruzione – ha rimarcato Sinopoli – è un diritto di cittadinanza “che già si esercita a geometria a variabile con enormi differenze tra territori e territori: il punto è cancellare la variabilità di questa geometria, non aumentarla. I problemi della scuola non si risolvono se si dà libertà di reclutare in base alle risorse del territorio così da costruire un nuovo florido mercato, ma dalla stabilizzazione”.
Ma oltre ai princìpi sanciti nella Costituzione, la scuola italiana dal dopoguerra a oggi è stata protagonista di grandi riforme – dalla scuola media unica alle 150 ore – che hanno elevato il livello culturale dell’intero paese, accompagnando anche una fase di sviluppo straordinario e di innovazione con la “più potente alfabetizzazione popolare e di massa che l’Italia abbia mai visto”. Una stagione di riforme che ha innovato potentemente la scuola, la didattica e le modalità di apprendimento.
A fronte di questo percorso, il giudizio sugli interventi normativi degli ultimi 20 anni è fortemente critico, ed è per questo, ha scandito il segretario uscente, che oggi “non servono piccole correzioni, ma una totale discontinuità”: bisogna scardinare un sistema di governance autoritario e dirigistico che nulla ha a che vedere con il concetto democratico e partecipativo di scuola come “comunità educante”. Non solo nella scuola, ma nelle università e negli enti di ricerca l’obiettivo è stato quello di “rafforzare il potere unilaterale di direzione, un potere che non deve essere messo in discussione dal sindacato, né da eventuali organi di autogoverno”.
Sulla base di questa idea di fondo, le richieste concrete della Flc: 8 miliardi di euro da destinare all’edilizia scolastica non solo per la messa in sicurezza degli edifici, ma per costruire spazi nuovi di didattica, apprendimento e apertura al quartiere; 8 miliardi per la valorizzazione del personale docente e Ata; 4,5 miliardi per la generalizzazione della scuola dell’infanzia, l’estensione del tempo pieno, la stabilizzazione degli organici. Vanno anche rivisti i criteri per il dimensionamento degli istituti scolastici, va esteso l’obbligo scolastico da 3 a 18 anni, va ridiscusso il tempo scuola, oggi fortemente diseguale nel Paese. Senza risposte, ha ricordato Sinopoli, la mobilitazione sarà necessaria, fino ad arrivare allo sciopero.
La relazione ha toccato tocca anche il tema molto attuale e complesso dell’alternanza scuola-lavoro, che non si risolve, come sta cercando di fare il governo, riducendo il numero delle ore o intervenendo sulla sua obbligatorietà: “Sul rapporto scuola-lavoro bisogna ridare la parola e l’autonomia alle scuole nella definizione dei percorsi a cui avviare gli studenti e sganciarsi dal tema dell’occupabilità”. Per quanto riguarda la precarietà, “ci sono 70 mila posti di docenti, compreso il sostegno, educatori, Ata che vengono coperti ogni anno. Questi posti devono diventare stabili, perché lo sono di fatto. La stabilità è una condizione del buon funzionamento della scuola. Il prossimo anno con la previsione di numerosi pensionamenti la situazione potrebbe aggravarsi”.
Anche l’università, come la scuola, è stata vittima negli anni di tagli pesantissimi. La spesa in Italia è inferiore all’1% del Pil contro una media Ocse del 1,5%. Calano gli studenti (quasi 100mila immatricolati in meno ogni anno) e il personale (-15%). Sinopoli ha descritto i danni provocati dalla legge Gelmini (240/2010) su tutto il sistema, dalla governance al reclutamento, fino all’inutile e dannosa concorrenza tra atenei per accaparrarsi studenti e risorse. “Si è divaricato il sistema nazionale” e chi ha avuto la peggio è stato il Mezzogiorno, come certifica l’ultimo rapporto Svimez. L’unico dato in crescita nell’università riguarda, drammaticamente, il precariato: una condizione che accompagna i giovani ricercatori per lunghi anni. La legge Madia, ha ricordato il sindacalista, ha permesso la stabilizzazione di ricercatori a tempo determinato negli enti di ricerca, ma non nell’università.
“Come Flc – ha detto Sinopoli -, in questi 10 anni abbiamo provato a difendere e rilanciare la funzione pubblica e universale di un sistema universitario nazionale. L’idea cioè che l’alta formazione e la ricerca siano una funzione non solo del sistema produttivo e della competitività del paese, ma anche, se non soprattutto, della qualità della vita e della democrazia di questo paese. Uno strumento generale di diffusione del benessere, della cultura e della riduzione delle diseguaglianze sociali”.
Il nostro è un modello di sviluppo senza ricerca, ma ogni governo che arriva, a un certo punto, vuole riordinare gli Enti. “Un continuo bricolage” che non tiene conto né della loro missione, né delle loro finalità. Assistiamo – ha detto Sinopoli – a una preoccupante tendenza a ridurre la ricerca a oggetto da inserire nella spartizione delle nomine pubbliche tra le forze della nuova maggioranza di governo. Una commistione palese tra politica e scienza che può portare disastri, perché senza un adeguato grado di indipendenza la ricerca scientifica non riesce a funzionare”. Esemplare, da questo punto di vista, la vicenda della nomina del presidente dell’Istat o quanto accaduto recentemente per la presidenza dell’Agenzia Spaziale, “che ha costretto alle dimissioni i membri della commissione che dovrebbe sovraintendere alla scelta dei vertici degli enti di ricerca vigilati dal Miur, o, ancora, l’azzeramento dei membri del Consiglio Superiore di Sanità”.
Un’attenzione particolare la relazione l’ha ovviamente dedicata alle professioni della conoscenza: “Continueremo a batterci per restituire dignità alle professioni educative, rimettendo al centro i contenuti del lavoro”. Tra i risultati positivi c’è senza dubbio la sottoscrizione dei contratti del settore pubblico con cui si è posto fine a un blocco decennale che, “partito con la riforma Brunetta, è proseguito in maniera lineare con i governi successivi anche se di orientamento diverso”.
Il primo contratto del comparto Istruzione e Ricerca, sottoscritto il 19 aprile 2018, “non è stata una passeggiata e ha indubbiamente rappresentato un punto di svolta nell’azione sindacale di questi anni. Non in tutti i settori allo stesso modo, certo, ma ha rappresentato davvero la ripartenza della contrattazione ad ogni livello”. In particolare nella scuola le linee guida unitarie sulla contrattazione decentrata “stanno rafforzando la nostra azione negoziale e sono molto apprezzate dalle nostre Rsu”. Si è trattato di un “contratto per la ricostruzione negoziale”, ha spiegato il segretario della Flc, proiettato verso il prossimo rinnovo: “Ripristinare la regolarità delle scadenze contrattuali è un obiettivo e un impegno della Flc”.
Nella sua ricca relazione Sinopoli ha affrontato moltissimi temi di grande attualità. Dalle derive nazionaliste che stanno attraversando molti paesi dentro e fuori l’Europa fino alle responsabilità delle politiche neoliberiste nell’alimentare lo scontento di ampi strati della popolazione che, anche per la crisi storica della sinistra, hanno cercato risposte in personaggi come Trump o in formazioni razziste e xenofobe nel nostro continente o in movimenti di incerta collocazione come i gilet gialli. Il dirigente sindacale ha ricordato i numerosi episodi di intolleranze, di violenza e di razzismo che si verificano anche nel nostro paese e anche nelle scuole.
Concludendo la relazione Sinopoli ha manifestato il suo sostegno alla candidatura di Maurizio Landini come prossimo segretario generale della Cgil. "Intorno a questa candidatura – ha detto – io credo che saremo in grado di costruire una grande sintesi unitaria, cosi come abbiamo fatto nel documento 'Il lavoro è'. Non vedo ragioni politiche per cui la Cgil oggi possa dividersi"
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